domenica 18 maggio 2008

Accessibilità. Tra il dire e il fare vi é di mezzo...la burocrazia

Come commentavo qualche giorno fa, tutta questa enfasi su Legge Stanca, accessibilità, usabilità pare essersi risolta in Italia, al solito, in un burocraticismo di secondo livello che si ostina a confermare un bel detto di un mio caro amico psicanalista.
Quest'ultimo é uso ripetere, riferendosi ad un concetto fondamentale della psicanalisi lacaniana, che 'tra il dire ed il fare vi è di mezzo pur sempre il dire e per nulla il mare', intendendo con questo enunciato che tra la espressione della intenzione ed il passaggio all'atto vi è una soglia che è mero simbolo soddisfatto di se, autoreferenzialità che solleva dall'attuazione di quanto enunciato. Campo del rimando a segno.

Ricordo ancora la domanda più frequente che mi veniva posta da studenti all’immediato polverone alzato dalla legge Stanca. ‘Quali campi dobbiamo riempire e quali pulsanti cliccare in Dreamwever per rendere il sito usabile ed accessibile?’.
La domanda, per niente banale, rivelava un modus operandi, un approccio al problema, di cui la legge Stanca era semplicemente un segno posteriore, diffuso. Gli ‘operatori del settore’ pare abbiano confuso, insomma, i temi della accessibilità e della usabilità con la mera tecnicalia di title tag, links blu e quant’altro. Qualcosa da curare a website già implementato oppure, al massimo, di cui preoccuparsi in modo generico limitandosi alla verifica tecnica finale.

In verità, progettare un sito accessibile (ed usabile) richiede sforzo ed impegno sin dalle prime fasi del progetto. Inizia con i primi colloqui con il cliente. Prosegue nelle prime fasi delle bozze e continua, passo dopo passo, fino alla pubblicazione del sito on line. È una forma mentis, non posticcia attitudine tecnica. Un fatto ‘culturale’, una ‘vision’ più che regolette da seguire a menadito spuntandole dalla lista. Seguire ciecamente queste ‘regole’ (o linee guida che dir si voglia) non assicura la buona riuscita del progetto come seguire per filo e per segno una ricetta non ci rende cuochi provetti e la conoscenza a menadito del dizionario di una lingua non ci garantisce di saperla poi parlare.

La cura dei dettagli, la passione per l’oggetto culturale preso in esame (l’intero suo campo semantico), la identificazione con bisogni altri da quelli di cui siamo portatori (un esercizio in umiltà), un attento studio del comportamento degli utenti target del sito, queste sono le pratiche da apprendere, diligentemente, ma, su tutto, da cui farci permeare.
Un designer è una spugna. Inessenziale, è ricettacolo di minuti dettagli che ad altri (i non designers) sfuggono.

Come già accaduto con la ISO 9000 e tutta la retorica sul controllo qualità, anche per quanto riguarda la accessibilità ciò che è rimasto dai discorsi, seminari e paroloni è un nugolo di terziario avanzato e bollini ad attestare l'aderenza ad una legge.

Ora, come sa qualsiasi sociologo anche di primo pelo, una cosa è la imposizione di una legge su di un assembramento sociale, un'altra e ben diversa é la aderenza culturale, la permeabilità sua sponte dell'assembramento al contenuto ed al frame culturale della legge in questione.

Ciò che é accaduto è che 'sito accessibile' é semplicemente sinonimo di bollino blu appiccicato sulla pagina, qualche test condotto alla bene e meglio e, su tutto, nessuna comprensione profonda delle dinamiche culturali di cui l'accessibilità è solo un segno e per nulla il fine.

Tipico esempio del malcostume italiano di limitarsi alla lettera e mai comprendere e far propri i motivi è il sito vesuviana.it.

Per chi, i molti, non fossero a conoscenza del cosa sia questa vesuviana, diamo due parole due di background.
Semplicemente il mezzo più usato per spostarsi da Napoli a tutta la provincia sull'asse che conduce alla penisola sorrentina. Mezzo, si intuisce, tra i più usati e dai locali e, cosa importante, dai turisti.

Nel footer del sito da bella mostra di se una dicitura sponsorizzata che recita letteralmente
Realizzato con la piattaforma per siti accessibili Nebula 2 di CRISMA Srl
Un veloce check mostra quanto la accessibilità tanto sponsorizzata sia solo slogan e non corrisponda minimamente ai fatti.



Vesto I panni dell’utente tipo in cerca di informazioni (panni verissimi in quanto sono alla ricerca di info riguardo gli orari e le linee) e procedo.

La homepage presenta già segni della forma mentis con la quale l’utente si troverà a combattere lungo il vettore che lo divide dal fine che vuole raggiungere.



A che pro quel ‘[C]Cerca nel sito’?
E perché mai così poco spazio a disposizione del campo di ricerca quando tutta la testata è là ad occupare spazio con alcunché al suo interno?
I vezzi, le trovate, sarebbe meglio lasciarle per il proprio sito personale, ove si può tranquillamente giocare ai “creativi”. In un sito istituzionale, che fa della fornitura di servizi la propria raison d’etre, è necessario che tutto ciò che vien presentato all’utente sia funzionale alle motivazioni che hanno spinto quest’ultimo a visitare il sito.
La eccessiva ridondanza per cui sono presenti un ‘cerca nel sito’ ed un ‘vai’ non fa altro che aumentare il rumore percettivo. Il campo viene identificato, in quella posizione, come campo di ricerca. Non vi è alcun bisogno di aggiungere ulteriori informazioni. Invece di un ‘vai’ (dove, poi?) usare il pulsante per sottolineare l’azione che l’utente andrà a compiere. In breve:

  • Campo di ricerca
  • Pulsante con dicitura ‘cerca’.

In questo modo si sarebbe ottenuta maggiore pulizia con conseguente miglioramento della leggibilità della informazione presentata.

La domanda che immediatamente viene alla mente, osservando il primo row della testata, è ‘perché tutto così compresso quando vi è tutto questo spazio a disposizione?’

Il campo di ricerca è di dimensioni minuscole a maggior ragione se si pensa che la ricerca tipo del sito sarà di indicazioni circa orari e quant’altro che richiedono l’inserimento di almeno due termini (partenza - arrivo).
Avendo tutto lo spazio a disposizione perché non dare al campo di ricerca quelle 10 colonne in più che avrebbero dato all’utente la possibilità di vedere ciò che ha digitato diminuendo così le occorrenze di bad typos?

Abbiamo poi una ‘icona’ che sta a rappresentare un link alla mappa del sito. Questa pratica, diffusa in Italia, è giustificata con una presunta aumentata usabilità del sito in quanto l’utente può controllarne la mappa per orientarsi. In verità, il miglior design è quello che passa inosservato e non intralcia il task che l’utente sta svolgendo. Se un sito delle minuscole dimensioni di www.circumvesuviana.it abbisogna di una mappa vuol solo dire che il designer non ha lavorato abbastanza per rendere la struttura del website trasparente ed intuitiva (noi, infatti consultiamo una mappa quando ci vogliamo orientare in un luogo a noi ignoto di cui sappiamo solo il punto di partenza e quello di arrivo. Guarda caso non consultiamo la mappa dei luoghi abituali. Il punto in questione è proprio questo. Rendere un website talmente usabile e consistente con le aspettative e, dunque, le abitudini percettive dell’utente da eliminare del tutto il bisogno di una mappa con la quale orientarsi. Rendere il website familiare.)

Ora, dato la spazio a disposizione, perché usare una ‘icona’ (usiamo le virgolette per rispetto del lavoro degli icon designer che non apprezzerebbero l’accostamento del loro lavoro con questa ‘cosa’). Usare testo invece di una immagine avrebbe dato immediato feedback.
Abbiamo poi un ‘icona’ di ‘info’. Quest’ultima presenza è incomprensibile e segnala una gestione degli spazi confusa e non task oriented. Perché un link alla sezione ‘info’ nello spazio dedicato alla ricerca del sito? Dove è la consistenza della informazione? E' come se, sulla scatola dei biscotti, sotto la voce ingredienti trovaste le informazioni corporate del brand.

Stupisce poi la gestione degli spazi e delle pagine piene di landing che non fanno alcunché se non ribadire ciò che è già visibile nel menu.



Sorvoliamo su dettagli tecnici quali il non allineamento di alcuni elementi della pagina che segnalano il non completo test del sito su browser altri da IE6. Perché poi nel footer campeggi la solita iconetta di XHTML validation è un mistero.

Provando a fare una ricerca, ci ritroviamo il solito cambio di layout che è da addebitare alla pigrizia degli sviluppatori ed al fatto che, con tutta probabilità, il webdesigner era andato in ferie.




Notate il link 'nuova ricerca' in posizione astrusa.
Ma il colmo si ha con la pagina di 'caricamento risultati'.



Tutto sbagliato qui. Tutto. Da annotare la ironia della suddetta icona della validazione.
E non funziona neanche il loader, la cui persistenza dopo il caricamento dati è triste a vedersi e aumenta la confusione dell'insieme.



Altre appunti ancora sarebbero da muovere al sito in questione ma non è utile ad alcuno maramaldeggiare.

Accessibilità. Un'altro termine da mettere nella lista delle certificazioni da ottenere o dei bollini da appiccicare.
Accessibilità. Un'altro termine da spendere in modo ampolloso per circuire il cliente.
Accessibilità come distinto da usabilità.
Ma é possibile un sito accessibile che non sia in primo luogo usabile?